Benefici dell’ultrafiltrazione nei pazienti con insufficienza cardiaca scompensata e con resistenza ai diuretici
L’obiettivo di uno studio, coordinato da Maria Rosa Costanzo dell’Edward Heart Hospital di Naperville ( USA ) è stato quello di verificare se l’ultrafiltrazione veno-venosa periferica prima della somministrazione per via endovenosa di diuretici nei pazienti con insufficienza cardiaca scompensata e resistenza ai diuretici, causa euvolemia e dimissione precoce senza ipotensione o peggioramento della funzione renale.
I pazienti con insufficienza cardiaca, insufficienza renale e resistenza ai diuretici presentano un’ aumentata incidenza della mortalità ed una maggiore permanenza in ospedale.
L’ultrafiltrazione è stata iniziata mediamente entro 4.7 ore dall’ospedalizzazione e prima della somministrazione di diuretici per via endovenosa, in 20 pazienti con insufficienza cardiaca, sovraccarico di volume e resistenza ai diuretici e continuata fino al raggiungimento dell’euvolemia.
I pazienti avevano un’età media di 74.5 anni, nel 75% dei casi erano affetti da malattia ischemica, e la frazione d’eiezione media era 31% .
Mediante ultrafiltrazione sono stati rimossi in media 8.654ml.
Il 60% ( n = 20 ) dei pazienti è stato dimesso dall’ospedale in 3 giorni o meno.
Un paziente è stato ricoverato nuovamente entro 30 giorni.
Dopo ultrafiltrazione e successivamente, è stato osservato un miglioramento significativo del peso corporeo, dei punteggi alla scala Minnesota Living With Heart Failure e alla scala Global Assessment.
I livelli medi del peptide natriuretico di tipo B sono scesi dopo ultrafiltrazione ( da 1.230pg/ml a 788pg/ml ) e al trentesimo giorno ( 815pg/ml ).
La pressione sanguigna e la funzione renale non sono risultate modificate.
Lo studio ha dimostrato che nei pazienti con insufficienza cardiaca, con sovraccarico di volume e resistenza ai diuretici, l’ultrafiltrazione prima della somministrazione endovenosa dei diuretici è efficace e sicura, e riduce la permanenza in ospedale ed il numero dei successivi ricoveri.
A 3 mesi i benefici clinici sono risultati ancora evidenti. ( Xagena2005 )
Costanzo MR et al, J Am Coll Cardiol 2005; 46: 2047-2051
Cardio2005
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